Contrastare il riconoscimento facciale in città

di Tino Privati

Come funziona davvero il riconoscimento facciale

  1. Raccolta immagini
    Le telecamere catturano volti e li trasformano in “impronte” matematiche (landmarks facciali, distanze, proporzioni).

  2. Confronto con database
    L’algoritmo confronta l’impronta con archivi disponibili (documenti, foto di sistemi pubblici/privati, talvolta fonti online).

  3. Matching probabilistico
    Il sistema non “riconosce” in modo assoluto: assegna una probabilità di corrispondenza. Oltre una certa soglia, segnala un possibile match.

  4. Fattori che aumentano la precisione
    Buona illuminazione, riprese frontali, più telecamere lungo il percorso, integrazione con altre fonti dati (badge, dispositivi, pagamenti).


Limiti e punti deboli reali (senza istruzioni di elusione)

  • Gli algoritmi sbagliano più spesso con movimento rapido, angoli non frontali, condizioni di luce complesse.

  • L’accuratezza varia molto tra fornitori e versioni software.

  • Spesso il riconoscimento facciale è solo un pezzo di un sistema più ampio (analisi di comportamento, tracciamento di dispositivi, correlazione di eventi).

  • In molti contesti urbani, la vera identificazione deriva dalla combinazione di dati, non dalla singola telecamera.

Comprendere questo è utile per avere aspettative realistiche: l’“anonimato totale” nello spazio pubblico urbanizzato è, di fatto, estremamente difficile.

Strategie “passive” 

  • Mantenere un profilo basso: evitare comportamenti che attirino l’attenzione di polizia o sicurezza, non partecipare a eventi dove l’identificazione è esplicitamente annunciata come condizione di accesso.

  • Scegliere percorsi meno coperti da telecamere: in molte città europee sono mappati gli impianti di videosorveglianza, e associazioni per i diritti digitali segnalano le zone ad alta densità di sensori.

  • Limitare la “tracciabilità sociale”: ridurre la pubblicazione di foto geolocalizzate sui social, perché questi contenuti alimentano database commerciali e aumentano le possibilità di identificazione incrociata.

Aspetto fisico, abbigliamento e limiti

  • Oggetti come occhiali grandi, cappelli, sciarpe e mascherine possono ridurre la qualità del match, ma molti sistemi moderni sono progettati per funzionare anche con copertura parziale del volto.

  • Make‑up “anti‑AI”, pattern ad alto contrasto o accessori che distorcono le proporzioni del viso possono confondere alcuni algoritmi, ma la loro efficacia varia molto e possono attirare attenzione indesiderata da parte umana.

  • Alcuni esperti sottolineano che la vera protezione duratura non è il trucco individuale, ma regole che limitino o vietino la sorveglianza biometrica di massa, preservando uno spazio pubblico dove sia normale restare anonimi.

  • ​Occhiali anti riconoscimento facciale (riflettono la luce IR) (solo una manciata di attori li vendono in Svizzera)

In pratica, la cosa più sensata non è “sparire dalle telecamere”, ma ridurre la propria esposizione, conoscere i propri diritti e contribuire alle iniziative che cercano di fermare o regolamentare la sorveglianza biometrica in modo democratico.